L’iperuricemia è una condizione asintomatica in cui i valori plasmatici di acido urico risultano superiori a 7 mg/dl. Questa condizione espone il soggetto al rischio di precipitazione dell’acido urico sotto forma di urato:
- nelle articolazioni, provocando la famosa “gotta”;
- nei tendini e nei tessuti, formando i “tofi”;
- a livello renale, con la comparsa della nefropatia gottosa.
La “gotta” è caratterizzata dalla precipitazione di cristalli di acido urico a livello articolare, con attacchi ricorrenti di artrite infiammatoria acuta, che si manifestano con dolore, gonfiore, arrossamento; l’articolazione più colpita è quella metatarso-falangea dell’alluce, ecco perché tale forma morbosa è detta anche “podagra”.
Nonostante i notevoli progressi degli ultimi decenni nella conoscenza e diagnosi della gotta e l’esistenza di farmaci ipouricemizzanti molto efficaci, la prevalenza di iperuricemia e gotta è in aumento nelle società sviluppate.
Il notevole aumento dei livelli sierici di acido urico negli abitanti dei Paesi sviluppati potrebbe essere dovuto a cambiamenti nello stile di vita (soprattutto nella dieta) e alla diffusione della sindrome metabolica ed altre patologie croniche, tipiche del nostro secolo.
Non a caso in passato la gotta era conosciuta come la “malattia dei ricchi”, in quanto era più frequente tra le persone che potevano permettersi un’alimentazione più abbondante in carne rossa, cibi grassi e zuccherini e bevande alcoliche.
Anche se la maggioranza dei casi di iperuricemia è dovuta a un difetto nell’escrezione renale di acido urico e la dieta sembra essere responsabile solo per un terzo del carico giornaliero di purine, si è visto che alcuni alimenti favoriscono l’aumento di acido urico per il proprio apporto esogeno di purine, altri ne aumentano la sintesi endogena ed altri ancora alterano l’escrezione renale di acido urico.
Oltre ai fattori dietetici, influiscono altri fattori nell’aumento dell’acido urico: la longevità, l’uso di alcuni farmaci, specialmente diuretici e aspirina a basse dosi, l’aumento dei casi di malattia renale cronica, di ipertensione, di sindrome metabolica e di obesità. Non dobbiamo dimenticare poi le iperuricemie primarie congenite, causate da difetti enzimatici nel metabolismo purinico.
Cos’è l’acido urico?
L’acido urico rappresenta il prodotto finale del metabolismo delle basi puriniche delle proteine. Nell’organismo, a pH fisiologico, il 99% dell’acido urico è sotto forma di sale (urato monosodico, disodico e potassico) ed i suoi livelli sierici sono determinati dal bilancio tra la sua produzione e la sua eliminazione. Approssimativamente due terzi del carico giornaliero delle purine sono generati endogenamente (sintesi delle purine e degradazione cellulare con catabolismo degli acidi nucleici tissutali) e solo un terzo deriva dalla alimentazione.
Il 70% dell’acido urico prodotto quotidianamente è escreto per via renale, mentre il resto è eliminato nel tratto biliare e poi convertito in allantoina tramite l’azione della flora batterica del colon.
La solubilità degli urati nelle urine e quindi la loro eliminazione dipende dal pH urinario ed è favorita dall’alcalinizzazione. Ciò è importante nella prevenzione della calcolosi uratica, nella quale quindi può risultare molto utile alzare il pH delle urine e ridurre l’assunzione di alimenti acidificanti (es. eccesso di proteine animali).
Come già detto, l’iperuricemia e la gotta sono associate ad altre malattie, come calcolosi renale, ipertensione, malattia renale cronica, diabete mellito, dislipidemie, obesità, sindrome metabolica e aumento del rischio cardiovascolare, condizioni queste, che possono essere prevenute e trattate con una corretta alimentazione ed un sano stile di vita; per questo è necessario non limitarsi alla prescrizione del farmaco (quando il medico lo ritenga necessario) ma fornire anche indicazioni e linee guida sulla dieta, che consentirà non solo di diminuire l’uricemia, ma anche di migliorare il rischio cardiovascolare e la salute generale del paziente.
Indicazioni dietetiche per l’iperuricemia
Come prima raccomandazione per chi soffre di iperuricemia c’è sicuramente quella di mantenere una buona idratazione (almeno 2 litri di acqua al giorno) per garantire una migliore solubilità degli urati e la loro eliminazione con le urine; a questo proposito può essere utile anche favorire l’alcalinizzazione delle urine, utilizzando bicarbonato di sodio o acido citrico o citrato di sodio o farmaci quali la citropiperazina o il kalnacitrato (seguire sempre le indicazioni del medico evitando il “fai da te”).
La birra, rispetto alle altre bevande alcoliche, è quella che tende ad alzare di più l’acido urico, probabilmente per il maggiore contenuto di purine, prevalentemente guanosina. La raccomandazione di ridurre l’alcol è importantissima, in quanto esso provoca iperuricemia attraverso diversi meccanismi. Durante il consumo eccessivo e acuto di alcol, questo è convertito in acido lattico, che riduce l’escrezione renale di acido urico inibendone competitivamente la secrezione dal tubulo renale prossimale. Inoltre il consumo cronico di alcol aumenta la produzione di purine, accelerando la conversione dell’adenosina trifosfato (ATP) ad adenosina monofosfato, precursore dell’acido urico.
Fondamentale è anche eliminare le bevande zuccherate, ridurre i dolci e la frutta zuccherina, per il loro contenuto in fruttosio. Il metabolismo del fruttosio consuma ATP, con rilascio di adenosina, precursore dell’acido urico. Inoltre, il fruttosio potrebbe agire indirettamente aumentando la resistenza all’insulina e quindi i livelli di insulina circolante, che quando è in eccesso riduce l’escrezione renale di acido urico.
Chi soffre di iperuricemia e gotta dovrebbe limitare gli alimenti particolarmente ricchi in purine ovvero, interiora, alici, sardine, acciughe, frutti di mare, carni rosse (soprattutto quelle più grasse), preferendo come fonti proteiche carni bianche, legumi, uova e latticini magri.
Alcune verdure crude, come gli spinaci, hanno maggiore concentrazione di purine rispetto a una bistecca cruda (70 mg / 100 g contro 58 mg / 100 g), tuttavia, dagli studi più recenti si è visto che il consumo di verdure e legumi, anche se contenenti un buon quantitativo di purine, non aumenta il rischio di iperuricemia e gotta. Le differenze nella capacità di innalzare l’uricemia tra i diversi alimenti ricchi di purine potrebbero essere dovute a vari fattori, come le quantità ingerite, il tipo di purine, il metodo di trasformazione e cottura dell’alimento e la diversa biodisponibilità. Inoltre sembra che i flavonoidi glicosidici presenti nei legumi abbiano un effetto inibitorio sulla xantina ossidasi, enzima coinvolto nella produzione di acido urico.
Si è visto inoltre che le diete con un buon quantitativo proteico sono associate a una riduzione del rischio di gotta, in quanto provocano un aumento dell’escrezione urinaria di acido urico, quindi attenzione a non ridurre troppo l’apporto di proteine.
Tra i fattori dietetici che sembrano abbassare il rischio di iperuricemia e gotta, oltre l’adeguato apporto idrico e il consumo di verdure, vi sono: latticini magri, fibra e vitamina C.
Il latte e i suoi derivati contengono fattori uricosurici come la lattoalbumina, le caseine e l’acido orotico; inoltre sia il lattosio che il galattosio attivano un altro trasportatore (hUAT), che favorisce l’escrezione di acido urico.
Una dieta ricca di verdure e cereali integrali diminuisce il rischio di gotta, probabilmente favorendo l’eliminazione di acido urico o perché la fibra riduce l’assorbimento delle purine nel tratto digestivo o forse anche perché in genere chi consuma più verdure e fibre tende a mangiare alimenti più sani, meno carne e meno grassi.
Un maggior consumo di vitamina C apporta benefici, probabilmente per i suoi effetti uricosurici. Anche le ciliegie sembrano contribuire ad abbassare l’uricemia e il rischio di gotta, perché provocano un aumento dell’escrezione renale di acido urico e per la loro attività antiinfiammatoria.
Le prove scientifiche dell’associazione tra la gotta l’alimentazione e lo stile di vita provengono principalmente da grandi studi epidemiologici e osservazionali; ci sono pochi studi randomizzati e controllati che valutano l’effetto di specifici alimenti sui livelli acido urico e sul controllo della gotta. Tuttavia è ragionevole mantenere questi consigli per i pazienti gottosi, soprattutto se seguono modelli alimentari e stili di vita poco sani, per prevenire e trattare le comorbidità.
L’adozione di un corretto stile di vita e di una sana alimentazione sono aspetti fondamentali, in quanto possono fornire, nel lungo periodo, benefici di gran lunga superiori alla semplice diminuzione dei livelli acido urico, migliorando la qualità della vita e lo stato di salute generale del paziente.
BIBLIOGRAFIA
- “The interplay between diet, urate transporters and the risk for gout and hyperuricemia: current and future directions”D. Torralba, E. De Jesus and S.Rachabattula. International Journal of Rheumatic Diseases 2012; 15: 499–506
- “Hiperuricemia y gota: el papel de la dieta” Bonifacio Álvarez-Lario y J. L. Alonso-Valdivielso. Nutr Hosp. 2014;29(4):760-770
- “La nutrizione nelle malattie del metabolismo” G.A.D Miggiano
Articolo creato il 2 settembre 2018.
Ultimo aggiornamento: vedi sotto il titolo.